Reuven Feuerstein | Un pensiero che salva da un inferno

Lui è il rumeno Reuven Feuerstein. Ebreo, internato in un campo di concentramento durante la Seconda Guerra mondiale, prese l'abitudine tutte le sere di stare a osservare dalla finestra della sua baracca cosa accadeva fuori. Finché capì che quotidianamente alla stessa ora i cancelli si aprivano per consentire a un camion pieno di corpi di uscire. Studiò il modo di andare a nascondersi sotto quei corpi e non appena ebbe l’occasione lo fece; il camion uscì dal campo; andò a scaricare i corpi in una fossa comune e poi se ne andò. Egli rimase nascosto in quella fossa per un giorno intero e poi scappò attraverso il bosco.
Sperare di salvarsi (emozionale) acquì la sua capacità d'osservazione; i dettagli si stagliarono con chiarezza nel pensiero e nella memoria; vide cose, persone, situazioni che gli altri non vedevano; mise insieme quelle informazioni in vista di un obiettivo e poi, quando la vita lo permise, tentò la fuga. Mentre tutti attorno morivano, egli riuscì a uscire libero da quel campo, sperimentando che un motivo per sperare esiste. La sua razionalità estremamente analitica poté elaborare una via d'uscita, perché era sostenuta e indirizzata dall'emozionale speranza. Infatti “Abbi fiducia, perché la speranza c’è” è il motto del Metodo di educazione cognitiva che porta il suo nome.

Per approfondire:
1. Reuven Feuerstein addresses NUA national conference, 2008
2. The Feuerstein Method for Enriching Cognitive Functions, 2012
3. Un cuore pensante. Perché l'affettività è la metà perduta della nostra ragione, cap. 4